Continua, ancora, la chiusura delle Sedi INPS sul territorio di Roma. Questa volta, parliamo della sede di via Amba Aradam, davanti all’Ospedale S. Giovanni Addolorata, in zona S. Giovanni. Già nel marzo 2019, l’Inps aveva dato notizia sul suo sito della chiusura dell’Agenzia di Roma Centro, e che i servizi agli utenti ed ogni altra attività sarebbero stati garantiti proprio dalla Filiale metropolitana sita in via dell’Amba Aradam. E adesso?
Anche la sede di cui parliamo sta per vedere la chiusura tra un mese e lo spacchettamento: significa che i servizi saranno spostati; una parte, sempre gestita dall’INPS, in via dei Laterani, altri saranno gestiti dalle filiali di Garbatella e Flaminio, e il resto da una Direzione di Coordinamento metropolitano da Viale Regina Margherita.
La sede dell’Amba Aradam è una sede storica; fu la sede provinciale negli anni 70 e negli anni 80, con il decentramento, diviene sede di zona. In seguito, le sedi di zona sono state trasformate in filiali: 5 filiali per i vari quadranti di Roma, che fanno capo ad Agenzie di varie dimensioni, suddivise in semplici e complesse.
La sede dell’Amba Aradam, inoltre, ha sempre mantenuto la sede dei comitati regionali e provinciali dei vari settori ed il Centro medico-legale più grande di Roma.
Non si ha una sensazione di frammentazione, nel rendersi conto di come questi servizi essenziali per i cittadini vengano sempre più sparpagliati nei territori? Non ci sente ancor di più allontanati dall’Istituzione e danneggiati come cittadini che hanno dei diritti? I più penalizzati, a quanto pare, saranno gli invalidi, perchè l’amministrazione non ha ancora deciso quale sede ne prenderà le funzioni, anche se dovrebbe restare comunque in zona S. Giovanni e, tuttavia, funzionerà solo per le visite.
Non solo: anche il personale verrà spacchettato e non in base alle esigenze lavorative, come era stata loro richiesta, ma in base alle trasformazioni territoriali, sballottandoli come pacchi postali, dopo decenni di lavoro nello stesso posto, perchè il problema principale è proprio che manca la giusta quantità di personale, in ogni sede. L’amministrazione pretende forse di farli lavorare a rotazione, senza risolvere ancora questo problema?
La USB, come aveva promesso, ha indetto una protesta, nella giornata del 17 novembre 2021, proprio davanti alla sede INPS dell’Amba Aradam, dopo la protesta al Tiburtino della settimana prima. Contrariamente, però, a quello che è accaduto nel IV Municipio, con l’interessamento del suo Presidente Massimiliano Umbertini, qui le autorità sono rimaste in silenzio. Non si è presentato nessuno, nemmeno per metterci la faccia.
Anche in questo caso, come a Tiburtino, la sede, prima proprietà dell’Inps è stata venduta a privati, in seguito alla cartolarizzazione; poi è stata ripresa in affitto dall’Ente, pagando una cifra anche esosa, per diversi anni.
Parliamo di una sede che ai piani inferiori mostra anche affreschi di interesse storico, come dice Vincenzo Pagliaro, Delegato nazionale USB INPS, nell’intervista sul sito della USB (assieme a lui, Alessandra Comastri della Segreteria nazionale e Coordinatrice USB Lazio, Maria Volpe, Delegata della sede Territoriale Tuscolana, Eliseo Santilli, Delegato della sede Tiburtino, Giovanni Scialdone Delegato membro della Segreteria nazionale e Marcello Guido della sede di Cosenza) ; probabilmente, saranno resti della Domus Faustae: una ricca abitazione del Laterano, nell’antica Roma, la cui proprietà è stata attribuita dagli storici, senza certezza assoluta, a Fausta, moglie dell’imperatore Costantino I.
La dimora si trovava nel settore orientale del Celio, nella II regione augustea e fu rinvenuta nel 1959 proprio in occasione della costruzione del palazzo dell’INPS in via Amba Aradam. Secondo le fonti, potrebbe essere stata una parte della Domus Lateranorum, che continuò poi a esistere separatamente. Gli affreschi del periodo costantiniano, raffiguranti personaggi a dimensioni maggiori del vero, sono stati staccati e portati al Museo nazionale romano di palazzo Massimo.
Oltre a questo importantissimo pezzo di storia, a quanto pare, conserva qualcosa come 20Km di archivi con ogni sorta di documentazione. Sarebbe anche interessante sapere che fine farà questo patrimonio informativo e storico e se verrà conservato altrove o meno. Dato che adesso subiamo l’ossessione per la digitalizzazione, che riceverà ingenti fondi dal PNRR, perchè non si potrebbero assumere in massa giovani disoccupati ma capaci, con le nuove tecnologie, per non perdere chissà dove, questi incartamenti? Possibile che nessun politico se ne interessi?
Probabilmente, qualche ultras della politica della flessibilità del lavoratore, della necessità di adeguare la propria vita ai cambiamenti, senza alcuna considerazione per le difficoltà di chi il lavoro lo fa, non comprenderà cosa significa, per chi ha vissuto in quel posto di lavoro, dando anni della sua vita e acquisendo il proprio bagaglio esperenziale e conoscitivo, che sarebbe una riccezza da non disperdere e dissipare ma, al contrario, mettere a disposizione di chi verrà. Probabilmente, penserà che ciò sarà uno stimolo per i lavoratori giovani o nuove leve che arriveranno dai concorsi, che avranno una mentalità più facile all’adeguamento, non avendo nemmeno conosciuto com’ era organizzato l’INPS, prima di questa frammentazione, e di che tipo di fiore all’occhiello sia per il sistema sociale e welfarista dell’Italia.
L’Inps nasce nel 1898, con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai, allo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia, morte e povertà. Con il tempo, è divenuto un Istituto con un ruolo di rilevanza, fino a diventare il pilastro del sistema nazionale del welfare italiano.
L’Istituto gestisce la liquidazione e il pagamento di pensioni e indennità; le pensioni sono considerate prestazioni previdenziali determinate sulla base di rapporti assicurativi e finanziate con i contributi di lavoratori e aziende pubbliche e private (da qui si dovrebbe, per lo meno, rendersi conto che è un Istituto che appartiene a tutti e non solo ad alcuni). Le misure a sostegno del reddito, invece, fanno parte delle prestazioni assistenziali che tutelano quei lavoratori che si trovano in momenti di difficoltà e provvedono al pagamento di somme destinate a coloro che hanno reddito basso e famiglie numerose. Per alcune prestazioni, l’Inps è coinvolto solo nella fase di erogazione o solo nel procedimento di assegnazione.
L’Inps amministra anche la preziosissima banca dati relativa al calcolo dell’ISEE, che permette di usufruire di prestazioni sociali agevolate, e dell’ISE, utilizzato dai comuni per concedere assegni famigliari. Per garantire il rispetto dei diritti previdenziali, assicurativi e eque condizioni di concorrenza nel mercato, ha anche compiti di vigilanza, tramite banche dati interne ed esterne.
Al momento, è l’Ente numero uno in Europa, per la previdenza e assistenza nazionale, con un bilancio secondo solo a quello dello Stato Italiano. Davvero c’è chi pensa che smantellarlo sia la cosa migliore, per far posto a privati a pagamento, con la convinzione che ciò abbatterebbe costi e burocrazia?
A quanto pare la Direzione Centrale vuole chiudere presto altre 50 sedi in tutto il territorio italiano. E se tra 10-20 anni l’Italia non avesse più l’INPS, ma un costosissimo, per i cittadini, sistema all’americana?
L’USB, sicuramente, continuerà a protestare, finchè non si invertirà la tendenza e ha già organizzato uno sciopero per il 26 novembre 2021, anche per chiedere un rinnovo contrattuale e maggiori assunzioni anche nell’INPS.
Articolo di Gabriella Toma
Ringrazio per le foto Vincenzo Pagliaro
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