Libertà limitate per non disturbare il manovratore?

Manifestazione_Piazza_del_Popolo_ Stefano_Puzzer

L’Italia è ormai un Paese a libertà limitata e non perché ciò ci sia imposto solo dal “governo della pandemia”, ma soprattutto perché ormai gli italiani hanno introiettato il concetto del “la tua libertà deve essere limitata, quando incontra la mia”, che alcuni sembrano vedere solo a senso unico: il proprio.
Innanzitutto, vediamo l’incipit “la tua libertà” che si lega al costrutto verbale dal sapore imperativo “deve essere” e all’aggettivo “limitata”; infine, la subordina a una condizione: “quando incontra la mia”.
L’analisi evidenzia che conta solo la “mia libertà”, subordinando quella di tutti gli altri.
Nella subordinazione è insita la verticalità: prima “ciò che è mio”, poi tutto il resto.

Non c’è invece una reciprocità: le nostre libertà si equivalgono e quando si incontrano devono parlarsi e trovare un compromesso per coesistere. E se non lo trovano? Beh, ci si può sempre allontanare, in modo che non si tocchino o che lo facciano senza che una prevalga sull’altra.
Il messaggio è che si può sempre trovare un modo per coesistere, anche a una certa distanza, con rispetto reciproco.È la base della convivenza civile.
Quello che invece è saltato, a causa di questa verticalità, è proprio la coesistenza rispettosa. Ed è proprio una parte degli italiani a chiedere, alcuni a gran voce, che ci sia questo verticalismo nel considerare i cittadini, grazie al modo politico di trattare questa pandemia.

Chi non si è vaccinato e considera il Green Pass una misura non sanitaria ma politica, viene trattato da ambienti politici e informativi come cittadino di serie B o addirittura serie Z, venendo dopo tutte le sottocategorie di cittadini che in questi decenni sono state create con una politica del “dividi et impera”: immigrati, LGBTQA, donne, disoccupati e inoccupati, chi vive nelle periferie, chi si arrangia per vivere.
È tutto frutto di un pensiero verticista che ha formato una base di “trascurati” dalla politica, a cui sono stati erosi i diritti.

Perché dico che chi non si piega alla narrazione governativa della pandemia è cittadino di serie Z? Perché ora sta venendo incalzato dalle istituzioni, affinché in qualsiasi modo si adegui alle sue politiche. Chi non si adegua riceve minacce e insulti via social, viene denigrato in televisione, indicato come untore pericoloso e, in alcuni casi, persino da passare alle armi come “disertore”.

Chi non si adegua viene trattato come Stefano Puzzer, leader carismatico dei portuali di Trieste che sin dal 15 ottobre 2021 hanno iniziato a scioperare contro il Green Pass, bloccando il varco 4 del Porto di Trieste, porto importantissimo per lo smistamento delle merci dal mediterraneo al Centro-Nord Europa e che fa gola a Cina ed America.

No-Vax anche loro? No: molti di loro, tra cui lo stesso Stefano Puzzer, sono vaccinati, ma sono vicini a quelli di loro che non hanno potuto/voluto, come prevede la direttiva europea, la Legge 236/86 del 5-7-21, per cui non ci deve essere discriminazione per chi non sceglie di vaccinarsi. Inoltre, sono contrari al Green Pass sul posto di lavoro, come se un fondamentale diritto costituzionale come questo dovesse essere subordinato a un pezzo di carta, considerato appunto come un mezzo per accedere a tale diritto. In Italia sta accadendo tutto il contrario.

In questa Unione Europea, un ibrido istituzionale in cui ogni decisione è frutto di negoziazioni tra Stati, in cui i cittadini non decidono nemmeno chi mandare a negoziare, è lo Stato italiano che decide come e se adattare una decisione europea al proprio Paese.

Ci ricordiamo tutti i tempi in cui “ce lo chiedeva l’Europa”, nel bel mezzo della crisi economica e degli spread, in cui si prendevano decisioni che gli italiani hanno dovuto pagare con “lacrime e sangue”, con tagli al welfare, ai salari, alle pensioni, con la stabilità del lavoro che, più che far diventare flessibili, ha fatto diventare i lavoratori dei giunchi al vento, facendoli piegare nella direzione in cui la globalizzazione soffiava.
Le tutele sul lavoro ormai ridotte al lumicino, subordinate alle esigenze aziendali di chiudere e delocalizzare dove faceva più comodo, la deindustrializzazione del Paese, il PIL che man mano calava e il debito che aumentava: tutto questo ce lo chiedeva l’Europa, per la stabilità della moneta.
La cura da cavallo che è stata decisa dalla BCE per il nostro Paese.
Ora il “ce lo chiede l’Europa” non conta più: perché?

Stefano Puzzer e i portuali dovrebbero essere l’orgoglio di qualsiasi sindacato: dei sindacati che decenni fa univano i lavoratori su battaglie che portavano diritti e organizzavano scioperi e cortei oceanici, finché non venivano ricevuti al tavolo del governo o da qualche Ministro competente. Non solo i portuali hanno organizzato uno sciopero che non si vedeva da ormai diversi anni, ma avevano anche ottenuto l’attenzione del governo, che prima ha cercato di blandirli proponendo tamponi gratuiti solo per loro, discriminando così tutte le altre categorie del Paese. Un errore assai grossolano di Luciana Lamorgese, Ministro dell’Interno.

Ma gli scioperanti non si sono fatti convincere da questa idea che avrebbe ulteriormente creato un “loro” e un “gli altri”, rivelando un’intelligenza sociale coesa, e hanno continuato a manifestare pacificamente, decidendo di andare a oltranza, finché non fossero stati ascoltati da qualcuno. Dopo tre giorni, sempre il Ministro dell’Interno manda la polizia a sgomberare con idranti e fumogeni i manifestanti pacifici, a cui si erano uniti semplici cittadini, i quali si difendono mettendosi in ginocchio a pregare col rosario in mano e mantenendo un atteggiamento assolutamente gandhiano. Le polemiche su queste soluzioni infuriano sulla stampa e sui social, ma il governo “tira dritto”.

Il 23 ottobre ottengono un incontro con Stefano Patuanelli, il Ministro dell’Agricoltura italiano, triestino di nascita, forse per questo considerato miglior interlocutore con i portuali. Quello che viene considerato un successo, però, porta Stefano Puzzer alle dimissioni dal Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste (a cui il Movimento Roosevelt ha dato appoggio), a causa di un comunicato in cui si lasciava intendere che si potesse tornare al lavoro: un errore di comunicazione, probabilmente passato per debolezza. In realtà, lo sciopero sarebbe continuato a oltranza, fino a che non ci fosse stato un tavolo di negoziazione per abolire il Green Pass e la costrizione indiretta a vaccinarsi, ma chi avesse voluto tornare o rientrare al lavoro avrebbe potuto farlo tranquillamente anche prima.

Sembra tuttavia che, grazie a questa interlocuzione, i portuali avessero ottenuto un incontro alle Camere e Senato il 30 ottobre. Ci si era dimenticati di dire loro che, a fine mese, proprio a Roma, ci sarebbe stato il G20, che la città sarebbe stata blindata e che il Primo Ministro Mario Draghi non avrebbe certo avuto il tempo per parlare con loro, dato che aveva i grandi della Terra a colloquio.

G20 – Roma, 30-10-2021 – Foto dal web

Nel frattempo, dopo varie vicissitudini e altre manifestazioni di cittadini triestini pacifici e appoggio da piazze di tutta Italia e cittadini di altri Paesi, a Trieste si chiude la Piazza Unità, raccontando l’aumento dei contagi come causato dalle manifestazioni. Strano, perché, nel frattempo, altrove c’erano state tante altre manifestazioni, come quella della CGIL contro lo s-fascismo di ritorno a Roma, dopo la devastazione della sede a opera del gruppo di Forza Nuova, e le manifestazioni a favore del bocciato DDL Zan. Qui contagi non ce ne sono stati? Sembra di no.

Il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, decide che fino al 31 dicembre non saranno permesse manifestazioni in quella piazza. E si ricorda che il 31 dicembre 2021 dovrebbe scadere lo stato di emergenza iniziato nel febbraio 2020, anche se già si sta parlando di prolungarlo ulteriormente.

Stefano Puzzer, subito dopo il G20, il 2 novembre 2021, semplicemente alla sua maniera, prende un banchetto, delle sedie su cui appende dei cartelli con i nomi di coloro che sono considerati decisori ultimi e viene a Piazza del Popolo a Roma a protestare, finché qualcuno non lo riceverà.

Il banchetto di Stefano Puzzer, Piazza del Popolo

La piazza pacifica, con canti, balli e cartelli in cui si cita la nostra beneamata Costituzione e si fa richiamo ai grandi pensatori progressisti dei decenni passati, parla di fare una fiaccolata per le 21 di quella sera e di organizzarsi per i prossimi giorni.

Momento in cui la Piazza canta “Gente come noi non molla mai”, Roma, Piazza del Popolo 02-11-2021
Canti e balli a Piazza del Popolo, Roma 02-11-2021

Stefano Puzzer, nel frattempo, si trova alla questura di Roma a dare una spiegazione di cosa ci faccia lì: fare un assalto alla CGIL? No. Guidare un corteo sotto Palazzo Chigi? No. Buttare bombe carta, fumogeni e fare cori da stadio contro i politici e i giornalisti o cantare Faccetta nera? No. Testare la forza ondulatoria delle camionette? No.

Voleva solo parlare con qualcuno che si pensa abbia il vero potere in mano. Un cittadino italiano che chiede di parlare con la politica e portare le proprie istanze, anche se non pienamente condivise da tutti. Probabilmente, qualcuno penserà anche che sia un atteggiamento da sfacciato, da popolano che tenta di avvicinare il nobile di turno per elemosinare un misero nichelino di attenzione.
Ma non dovrebbe, invece, essere normale in un Paese democratico, in cui i cittadini siano sovrani nei limiti della Costituzione? Non è questo un ulteriore segno dello scollamento tra politica e cittadini?

Roma, Piazza del Popolo 02-11-21

Cosa ottiene Stefano Puzzer, dopo cinque ore in questura? Un daspo per manifestazione non autorizzata. Un anno intero senza nemmeno avvicinarsi alle porte di Roma. Non potrà venirci nemmeno da turista.
Manco fosse un pericoloso terrorista. O forse sì?
Si è mai visto un singolo uomo che metta così tanta paura alla politica italiana?
Ci sarà qualche nome importante, dietro Stefano Puzzer?
Avrebbe ricevuto un daspo, se fosse così?

Foto di Stefano Puzzer e della sua postazione, in attesa della politica – Foto presa dal Web

Quindi, facendo un piccolo sunto: a Trieste non si può manifestare. A Roma non ci si deve proprio avvicinare. E tutto solo per la richiesta di abolire il Green Pass. Per tutto il resto, le altre manifestazioni vengono tollerate e accompagnate. C’è chi è ancora convinto che sia per motivi di protezione e salute pubblica e non per motivi politici? Sarà questo che succederà a ogni cittadino non convinto sostenitore di ogni decisione governativa?

A febbraio, Mario Draghi concorre per il posto di Presidente della Repubblica e, a quanto pare, dovrà essere una candidatura blindatissima. Niente dovrà disturbare manovre e manovratori.
C’è chi lo vuole come Capo dello Stato per poter andare a elezioni anticipate e chi lo vuole ancora Presidente del Consiglio fino al 2023 per rimanere a maturare la propria pensione e, magari, andarsene “sereno” di aver fatto il proprio dovere. C’è addirittura chi lo vuole utilizzare per arrivare a un semipresidenzialismo di fatto, seppur non contemplato dalla nostra Costituzione.

E il parere dei cittadini italiani, ormai disinteressati alle sorti politiche del proprio Paese, come si è visto alle elezioni amministrative dei primi di ottobre? C’è chi ormai si è lasciato completamente andare al vento – come va va, chi cojo cojo – altri stanno maturando un parere positivo o negativo sul Premier e sull’idea di farlo arrivare al Colle.

Ma un Premier che si occupa solo dell’economia del Paese, tra aumenti delle bollette, rincari delle materie prime, salvataggi di banche, svendite di aziende, attuazione del PNRR, di salvare bonus e di aumentare o diminuire tasse, salari e pensioni, senza però dare uno sguardo alle richieste di libertà, davvero saprà far rispettare una Costituzione ormai solo formale, una volta arrivato sul gradino più alto della rappresentanza italiana? C’è ancora qualcuno a cui interessa?

Forse, Mario Draghi deve temere franchi tiratori al suo tirassegno, come dice Gioele Magaldi, Presidente del Movimento Roosevelt, nella trasmissione “Gioele Magaldi racconta” del 20 ottobre 2021, di Border Nights, condotta da Fabio Frabetti?

Forse, si sta trincerando da solo? O sta ascoltando cattive voci, di cattivi maestri? Sta davvero facendo un lavoro da fine alchimista, con i materiali a sua disposizione? Davvero dovremo aspettare la prossima primavera, per poter assaporare le sue doti “liberali”, oltre che keynesiane e progressiste?

Mario Draghi ha molto da farsi perdonare, in questo Paese come in Grecia… e chissà dove altro ancora. Ma, per il momento, “non disturbate il manovratore”.


Articolo di Gabriella Toma



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